“Si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita” affermava Edoardo De Filippo.
Per
molto tempo gli attacchi di panico sono stati considerati una recita
da parte di chi ne soffriva. Con il tempo si è compreso che gli
attacchi di panico sono una realtà, che il malessere, sebbene
provocato dalla mente del paziente, era un malessere reale, con delle
sensazioni che in escalation costante potevano provocare una vera e
propria perdita del controllo.
Tremore,
sudorazione, palpitazioni, senso di smarrimento, senso di
soffocamento, parestesie, sensazione di freddo o caldo, sono questi i
sintomi di un problema sempre più diffuso, “gli attacchi di
panico”.
Il
termine PANICO deriva dal Dio Pan che a differenza degli altri dei
dell’Olimpo viveva sulla terra, nei boschi, nelle selve, ecc. e si
divertiva a spaventare gli uomini. L’attacco di panico è questo,
essere montati improvvisamente da un mostro che produce una
sensazione di profonda angoscia e sintomi psichici quali: Paura
di morire; Paura
di impazzire; Derealizzazione; Depersonalizzazione.
Quando
l’attacco di panico arriva, apparentemente non vi è alcun motivo
ed è difficile riuscire a fare qualcosa per fronteggiarlo,
soprattutto perché chi lo vive sente che stia per morire da un
momento all’altro. Sebbene inizialmente chi vive un attacco di
panico si rivolge al medico di base, al neurologo, allo psichiatra
per una gestione più rapida del sintomo e sebbene questo sia
plausibile, è fondamentale che a questo trattamento farmacologico
venga affiancato un percorso psicoterapeutico di comprensione,
elaborazione e gestione definitiva del sintomo senza assunzione di
farmaci.
Le
Regole:
Prima
regola è NON VERGOGNARSI di soffrire di questo problema e CHIEDERE
AIUTO. Non sta succedendo nulla di grave, è un problema percettivo e
non di sistema nervoso centrale. Il disagio psicologico continua ad
essere vissuto come mancanza di forza, di determinazione, di coraggio
e questo molto spesso porta ad un ritardo nella diagnosi e nella cura
di questa forma severa di ansia.
Seconda
regola è EVITARE DI CERCARE LA CAUSA, spesso non c’è una vera e
propria motivazione e questo spaventa maggiormente chi ne soffre. A
volte ci si accorge che le sensazioni nascono dopo un trauma, un
lutto, il licenziamento ed in questo caso c’è una causa
neurovegetativa situazionale che però se affrontata velocemente può
essere facilmente risolta.
Terza
regola, EVITARE DI FARE DIAGNOSI DA SOLI. Spesso si utilizza internet
per auto-diagnosticarsi un disturbo e questo molte volte porta ad una
autosuggestione distruttiva e peggiorativa del disturbo.
Quarta
regola riguarda, l’UTILIZZO DEL FARMACO. Il farmaco di fatti
riorganizza un equilibrio, ma solo momentaneamente perché se non
riorganizziamo un equilibrio psicologico, tolto il farmaco, la
persona affetta da tale disturbo si scompenserà nuovamente, non
sentendosi più autonoma.
Quinta
regola, la PSICOTERAPIA DEVE METTERE IL PAZIENTE IN CONDIZIONE DI
GESTIRE IL SINTOMO. Il lavoro a livello profondo può essere
interessante, ma non sempre utile a venire fuori dalla sintomatologia
acuta.
Molte
sono le persone che soffrono di questo problema, si pesi a Scarlett
Johansson che soffriva di attacchi di panico prima di girare, a
Federica Pellegrini che ha sofferto di questa stessa problematica non
potendo far uso di farmaci considerando il suo lavoro, di Johnny Depp
che ha sofferto di ansia legata al contatto con il pubblico o ancora
alla cantante Adele. Loro e molti altri sono testimoni di una
difficoltà reale, spesso debilitante e frustrante, ma sono
altrettanto testimoni di una battaglia che può essere combattuta e
vinta.